mercoledì 26 marzo 2008

Divertirsi non può voler dire morire

Ecco che, dopo un paio di giorni, a vacanze di Pasqua ormai terminate, torno a scrivere sul blog, preso dal raffreddore e dalla paura di non ricordarsi niente riguardo all'apparato locomotore...ma questa è un'altra storia.
Mi è stato chiesto, in un precedente commento, cosa ne pensi dei rave party alla luce della tragedia accaduta ultimamente a Segrate in cui è morto un ragazzo di diciannove anni. Sicuramente non è un tema facile ma certamente proverò a esprimere la mia opinione.
Partiamo innanzitutto dal capire con quali finalità sono nati i rave party. Navigando su internet, ho appreso che la parola inglese "rave" significa letteralmente "delirio", ma in senso più ampio indica la voglia comune di svincolarsi da regole e convenzioni socialmente imposte, oltre alla ricerca di una libertà totale, fisica e mentale.
I rave sono nati negli Stati Uniti negli anni Ottanta, trovando vita nelle fabbriche abbandonate delle metropoli, più precisamente a Detroit, per poi espandersi in Gran Bretagna e nel resto d'Europa. Inizialmente erano nati per stigmatizzare la condizione degli operai disoccupati, ed è dal periodo della loro diffusione in Inghilterra che sono diventati, purtroppo, teatro di consumo di sostanze stupefacenti.
Adesso, in altre nazioni europee, come in Francia, i rave sono stati dichiarati illegali se non autorizzati.
Andando al punto, è una cosa assolutamente normale che le persone abbiano voglia di divertirsi, ma se divertirsi significa rischiare la propria vita, come in questo caso, allora non è giusto. Purtroppo l'idea che qualche ragazzo ha, e qualcuno di questi lo conosco, è che per divertirsi bisogna per forza ricercare lo stato di euforia, prendendo magari una pasticca, due, senza pensare, o, peggio ancora, ignorando, le conseguenze gravi e talvolta, come abbiamo visto, letali che ci possono essere. La vita è così importante, e non può essere buttata in questo modo.
Va bene consentire lo svolgimento di qualche normale party in luoghi isolati, in modo che nessuno sia disturbato, ma dobbiamo fare in modo che essi non diventino dei supermercati della droga, come qualcuno teme. L'uso di sostanze stupefacenti, che non avviene solo nel corso dei rave, e che è purtroppo crescente in Italia, è un problema che riguarda tutta la società, non solo il mondo dei giovani, e va assolutamente stroncato in qualche maniera. Le soluzioni proposte sono varie, l'unica strada che sembra percorribile è quella di porre efficaci controlli, ma una cosa certa è che da parte di tutti è necessario un contributo per far sì che tragedie del genere non si ripetano più.
Mi farebbe ovviamente piacere ricevere commenti in merito. A presto.

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